martedì 5 maggio 2015

La Dea bipenne

di Fabrizio Sarigu

Nel libro “La Dea Bipenne” Donatello Orgiu ci conduce per mano nel mondo del simbolismo arcaico, fornendo le coordinate per poterci districare entro il complessissimo immaginario simbolico di quelle antiche genti, spaziando dal simbolismo neolitico europeo alle culture prenuragiche, nuragiche e fino all’età del ferro, nella nostra isola.
L’opera quindi, analizzando compiutamente questo così vario universo simbolico, individua nel tempo ciclico, scandito dai ritmi lunari/astrali e dal ciclo della vita, quel dinamico processo che inesorabilmente ispirò l’uomo all’elaborazione di questa complessa simbologia. Tale servì ad un tempo a descrivere il mondo che lo circondava, a comprenderlo e non ultimo a fornire in qualche modo l’illusione di poterlo gestire e controllare. La diffusione e la capillarità con la quale avvenne, potendola riscontrare in tutta Europa e come detto immancabilmente in Sardegna, rendono conto dell’importanza che ebbe nello sviluppo del pensiero umano.
Dall’analisi emerge una sorta di “alfabeto della metafisica”, molto più antico dei primi tentativi di scrittura sumerici, costituito dai simboli che adornavano gli oggetti di culto di quelle epoche (e anche posteriori). Tali simboli, grazie alla perizia dell’artigiano, decoravano l’opera non con mere funzioni ornamentali ma dovevano infondere prestigio e pregnanza religiosa alla stessa, la qual cosa avrebbe potuto ottenersi solo se il simbolo usato avesse avuto esso stesso un profondo significato e una relazione precisa con la sacralità e quindi con la divinità cui era dedicato.
Apparirà quindi chiaro il significato ad esempio della doppia spirale, della dea dalla forma di croce, delle protomi, dei segni geometrici che adornano vasi e sculture e più in generale di tutte quelle simbologie che ritroviamo sovente nei reperti e che ci lasciano scoraggiati e interdetti, convinti che il loro significato sia ormai andato perduto per sempre, quando invece le risposte sono a portata di libro.
Il panorama archeologico e culturale sardo aveva proprio bisogno di un’opera capace, in maniera molto concisa e diretta, di dare risposta a quelle domande che fino ad oggi parevano essere senza soluzione. Quasi una bussola quindi che, laddove ci si senta sperduti, giunge in soccorso guidandoci e fornendo un’immancabile occasione per comprendere meglio il nostro passato.

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